Mi trovavo all’Isola del Giglio in un Aprile dei primi anni duemila per lo studio di una delle mie passioni storico enologiche: il vitigno Ansonica.
Quella mattina, molto presto, stavo percorrendo da solo il sentiero a picco sul mare che da Giglio Castello conduce al vecchio faro di Capelrosso.
Ad un certo punto, completamente affascinato dalla quiete, dal silenzio e dalla maestosità che mi trovavo di fronte, udii dei fugaci ma ritmici rumori provenire dal lembo di terra situato tra il sentiero ed il mare. Mi rivolsi in quella direzione.
Tra il sentiero dove mi trovavo e la scogliera, era situato un piccolissimo vigneto che, circondato dalla macchia mediterranea anticipava il mare e la scogliera stessa e, forse, nei giorni di libeccio, gli spruzzi dell’onda che si infrange sugli scogli arrivavano ad inumidire quella piccola vigna che, incredibilmente, si sviluppava nei lembi di poca terra che in mezzo a quei massi, poco al di sotto divenivano scogliera.